Il computer accelera con i diamanti

«In un secondo calcoli
oltre la fantasia»
È già in cantiere il computer più potente mai
costruito dall'uomo. Il suo segreto? Va a diamanti. Le informazioni,
viaggiando a bordo di un raggio di luce lungo microcanali scavati da un
acceleratore di particelle, giungono agli angoli, dove brilla il più
duro e prezioso di tutti i gioielli. Proprio questi «centri di
luminescenza» saranno il «laboratorio» dei computer del futuro.
Non è un racconto di fantascienza, ma un esperimento made in Italy che
porterà ai primi computer quantistici, «capaci di compiere in un secondo
calcoli che uno odierno farebbe in alcuni anni». Il paragone è di Paolo
Olivero, ricercatore del Dipartimento di fisica sperimentale
dell'Università di Torino e dell'Istituto nazionale di fisica nucleare
(Infn) torinese che, assieme a Federico Bosia (Dipartimento di fisica
teorica dell'Università e Infn di Torino) e ai colleghi del Laboratorio
per i beni culturali (Labec) dell'Infn di Firenze, dell'Istituto
nazionale di ottica del Cnr e dei Dipartimenti di energetica e fisica
dell'Università di Firenze, ha pubblicato lo studio su «Physical Review
Letters».
Per migliaia di anni i calcoli si sono fatti a mano,
per altre centinaia con mezzi meccanici, fino all'avvento
dell'elettronica, che utilizza i processori, piccoli cuori di silicio.
Il calcolatore del futuro, invece, ha un cuore più duro, ma una
«fisiologia» delicata: i centri di luminescenza del diamante dove
avviene il luccichio in stile arcobaleno sono dovuti a «irregolarità nel
reticolo di atomi» che compongono il cristallo. «Abbiamo fatto in modo -
spiega Stefano Lagomarsino dell'Infn di Firenze - che questi “difetti”,
in corrispondenza dei quali avvengono fenomeni di assorbimento e di
emissione della luce, fungano da centri di calcolo delle informazioni
che trasporta».
I centri di luminescenza del diamante sono
quindi dei laboratori naturali che gli scienziati, in virtù della
capacità di influenzare le proprietà di fotoni, utilizzano come veri e
propri processori per il calcolo quantistico. Ma come avviene? «Il
raggio di luce - spiega Lagomarsino - è veicolo di numerose
informazioni». Un esempio? «È informazione anche semplicemente il fatto
che la luce sia accesa o spenta, ossia se passi o meno nel diamante.
L'informazione “sì” o “no”, del resto, è alla base del codice binario».
Ma le proprietà di un fotone e, quindi, il suo utilizzo come veicolo di
informazioni sono molteplici, per esempio lo spin elettronico ad esso
associato, che indica la direzione - oraria o antioraria - di
rivoluzione della particella. Altro esempio: «Il fotone può avere
diversi stati di polarizzazione, ulteriore elemento che costituisce
informazione».
L'Istituto nazionale di ottica del Cnr ha ideato
le «guide», ossia le gallerie artificiali larghe pochi centesimi di
millimetro, scavate nel diamante dall'acceleratore di particelle di
Firenze: sono queste a trasportare la radiazione ai «difetti» del
reticolo degli atomi. «Così - continua Lagomarsino - la luce segue
percorsi obbligati verso i centri di luminescenza, dove i fotoni
cambiano stati quantici, fornendo i segnali sfruttabili da questo nuovo
modello d'informatica». Olivero sotttolinea le applicazioni di questi
computer - è il caso di dirlo - veloci come la luce: «Dati importanti
che circolano su Internet, come i numeri delle carte di credito, i
certificati di identità o i codici d’accesso alle banche d’informazioni,
sono informatizzati con tecniche impossibili da decodificare in tempi
ragionevoli, a meno di disporre una tecnologia come la computazione
quantistica».
La sinergia tra i centri di Firenze e Torino non è
una novità del made in Italy nelle scienze da calcolo. Il primo
computer, del resto, l'hanno inventato gli italiani. «Negli Anni 50 -
spiega lo storico della tecnologia Vittorio Marchis del Politecnico di
Torino - nei laboratori di Barbaricina, l'italocinese Mario Tchou e
Adriano Olivetti portarono a termine l'Elea 9003, il primo computer a
transistor della storia».
I calcolatori - si sa - sono
tecnologia «sensibile»: sono stati gli 007 della Seconda guerra mondiale
e della Guerra Fredda. Hanno lanciato i satelliti e mandato l'uomo
sulla Luna. Ma, con la morte quasi contemporanea di Olivetti (1960) e
Tchou (1961), la culla dell'informatica si spostò definitivamente negli
Usa. Da quella culla il «piccolo genio» italiano ritrova oggi le sue
origini.
LASTAMPA LIBRERIA | ||
![]() Regis Ed |
![]() Du Sautoy Marcus |
|
+ Vai a LaStampa Libreria |